martedì 29 aprile 2008

Delusi?

Non so in quanti leggeranno questo blog (l'ho creato per me),
Ma non rimanete delusi se non "parlo" di politica o quant'altro...
Una pubblicità diceva:" Sono solo fatti miei!"
Ho una gastrite da salvaguardare...

L'amore

Già l'hanno chiamato con una parola importante, come quasi il pronunciarlo incuta timore, come se non si dovesse parlarne:
Io invece lo faccio!
Per me il paragone più simile è il fuoco...
Quello che può essere una scintilla, che appena si accende è subito morta (però è esistita ed ha emanato calore),
ma più delle volte è il fuoco di uno stoppino di candela...
Eh si, la fiamma dura in proporzione della grandezza:
che può essere lumino,
candelina,
oppure cero.
L'importante è vivere nel qui ed ora del suo calore,
senza voler dare un'occhiata a che dimensioni ha.
Come quando si arrampica una montagna:
è inutile guardare quanta strada si ha fatto e quanta se ne dovrà fare,
importante è guardare attorno gli appilgli che ti offre...
Senza il rischio oltretutto di farsi venire le vertigini e bloccarsi.
Tanto il momento di godersi la strada percorsa lo si ha quando si è in vetta,
ammirando il paesaggio, annusandone il luogo, sentire il proprio corpo che vibra dello sforzo compiuto, avendo sotto i piedi terra stabile (sperando non sopraggiunga un terremoto... eh, eh, eh...) e ripercorrendo con le emozioni la via appena sudata.
Lasciamoci quindi sopraffare dal calore della fiamma, finchè ne da,
ringraziando sempre le sensazioni che ci fa provare, e lasciare che il fuoco abbia la sua vita, (che non possiamo "imporla").
Noi pensiamo solo alla nostra, che ce ne da da fare comunque.
Sperando di essere dei bravi fuochisti e saperci destreggiare nelle fiamme, piccole o grandi che siano, senza scottarci e magari farlo assieme ad un altro abile fuochista,
col gusto di alimentarle assieme,
avendo sempre la consapevolezza (e in due è più difficile) che può essere scintilla o cero...

venerdì 18 aprile 2008

E già penso così all'estate...



Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi,
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s' intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra i frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale.

sabato 12 aprile 2008